lunedì 20 dicembre 2010

IL NUOVO APARTHEID: BUON NATALE!


 Il nuovo apartheid: buon natale!

Alle 21 del 14 dicembre, poche ore dopo aver ottenuto la fiducia grazie ad uno squallido mercato di favori, il governo, in pochissimo tempo e nel silenzio tombale dei media, ha votato il si definitivo al nuovo decreto sicurezza, che dà ai sindaci poteri di sceriffi portando sempre di più le problematiche territoriali e sociali sui binari della sudditanza e della repressione.
Ma nelle nostre strade, di fianco a noi e lontano dai giochi del palazzo, ci sono storie, storie tragiche, assurde, probabilmente incredibili per chi ingenuamente crede di vivere in un paese “rispettoso” della dignità umana. Storie che hanno in comune qualcosa; sono vere, reali, toccano persone in carne ed ossa, ma invisibili. Sono vicende che dovrebbero scuotere la stampa e la televisione italiana, indignare l’opinione pubblica e che invece passano sottotraccia, non se ne parla, dunque non esistono.
Queste storie sono quelle di Hassan, Arbil, Elhdy, Andrej e tantissimi altri che quotidianamente vivono sulla propria pelle l’ipocrita indifferenza dei più e il razzismo di uno stato che con le sue leggi distrugge vite, deporta e uccide. Sono i più sfruttati, costretti a camminare a testa bassa senza mai alzarla, perché soggetti deboli, ricattati e ricattabili.
Hassan e Arbil sono due reclusi all’interno del C.I.E. (Centro di Identificazione ed Espulsione) di Corso Brunelleschi qui a Torino. Reclusi non perché abbiano compiuto qualche sorta di reato, ma perché qualcuno ha deciso che basti non avere un pezzo di carta, il permesso di soggiorno, a renderli illegali. Entrambi sono in sciopero della fame da 16 giorni! Hassan ha perso circa 12 kg, ha ingoiato bulloni e detersivo come estremo gesto di protesta. In queste settimane è stato letteralmente abbandonato al suo destino in una cella in isolamento senza riscaldamento, con cure mediche quasi totalmente inesistenti. Arbil è irrintracciabile da giovedì pomeriggio e pare che non sia stato portato all’ospedale bensì in questura, primo segno di un probabile rimpatrio imminente. E’ assolutamente fondamentale impedire che ci sia un altro Fatih, morto all’interno dell’allora C.P.T. a Torino per mancanza di assistenza sanitaria!
Intanto a Brescia non pare fermarsi la vendetta dello Stato verso chi, soprattutto migranti, ha portato sotto i riflettori dei media la truffa della sanatoria attraverso una lotta forte e determinata; dopo Mohammed e gli altri migranti egiziani rimpatriati nei giorni successivi alle cariche al presidio sotto la gru, negli ultimi giorni anche Noureddine e Andrej, due tra i più attivi nella lotta, sono stati prelevati e deportati all’interno del C.I.E. di Modena.
Sempre a Brescia, domenica 12 Dicembre alle 8:45 presso l’ospedale civile, viene constatato il decesso di Elhdy Seyou Gadiaga, 36 anni, cittadino del Senegal, in Italia da circa 15 anni. Si trovava in stato d’arresto soltanto perché privo dei documenti di soggiorno in quanto, colpito dalla crisi, aveva perso il lavoro. Elhdy in quella caserma è entrato vivo e ne è uscito morente, o forse addirittura già morto, dopo poco più di 24 ore. Soffriva di una forma d’asma cronica. Abbandonato per oltre due giorni in una cella senza riscaldamento e molto probabilmente senza i medicinali di cui aveva bisogno…Eldhy è morto. Così come Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino… Omicidi di Stato. Impossibile non domandarsi chi sarà il prossimo. Impensabile non cercare di impedire che ci sia.
Per questo, esattamente come una settimana fa ci ritroviamo in questa stessa piazza per non essere complici. Per informare, denunciare ciò che sta accadendo sia all’interno della nostra città che di tutto il “belpaese”. E per invitare tutte e tutti a non voltarsi dall’altra parte, a unirsi alle lotte contro le sanatorie truffa e i permessi di soggiorno a punti, contro la militarizzazione delle strade e lo sfruttamento degli ultimi, e contro l’esistenza stessa dei C.I.E.


Rete “10 luglio antirazzista”
Ogni lunedì dalle 18,30 a radio Blackout

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