lunedì 31 gennaio 2011

Contro la società di massa

Traduzione dal n°6 estate 2001 di Green Anarchy a cura di Marco Camenisch

Molta gente desidera un’esistenza libera da autorità coercitiva, dove tutte/i sono liberi/e di determinare le proprie vite come scelgono secondo i loro bisogni, valori e desideri personali. Affinché tale libertà sia possibile, nessun individuo può estendere la propria sfera di controllo sulle vite d’altre/i senza un consenso di essi.

Molti/e che contestano l’oppressione nel mondo moderno si sforzano a realizzare la loro concezione d’una “società libera” tendendo soltanto a riformare le istituzioni più potenti e coercitive dei nostri giorni, oppure a sostituirle con governi di “democrazia diretta”, municipalità controllate comunitariamente, federazioni industriali, proprietà dei lavoratori ecc. Coloro che danno la priorità ai valori d autonomia personale o ad un’esistenza incontrollata e selvaggia hanno tutte le ragioni di opporsi ad ogni organizzazione e società in scala e di rifiutarle, poiché esse necessitano imperialismo, schiavitù e gerarchia, quali che siano gli scopi per cui sono progettate.

Gli umani sono naturalmente socievoli ma sono selettivi in quanto a desideri con chi associarsi. Per farsi compagnia e per il mutuo soccorso la gente sviluppa delle naturali relazioni con coloro con i quali condividono delle affinità. Comunque, solo in tempi recenti la gente si è organizzata in gruppi molto numerosi composti da estranei che condividono ben poco di rilevante. Nel 99% della storia umana, gli umani vivevano in piccoli gruppi di famiglie allargate ugualitari, traendo il loro sostentamento direttamente dalla terra. E’ noto che queste bande di raccoglitrici e raccoglitori e queste comunità orticoltrici nomadi del passato e del presente godettero e godono di tempo libero molto esteso ed hanno avuto/hanno raramente bisogno di più di due a quattro ore giornaliere per soddisfare le loro esigenze sussistenziali. La fame e la guerra era/è molto rara in queste società. Inoltre la salute fisica, dei denti e l’arco vitale dentro le comunità in piccola scala sono marcatamente più che nella società prima agricola e poi industriale. Le/i leader lo sono temporaneamente, non avevano/hanno nessun potere oltre quello della loro abilità di persuasione. Mentre è vero che la caccia/raccolta e la coltivazione taglia e brucia alterano gli ambienti locali ed a volte sono distruttivi, nel tempo rappresentano degli adattamenti ecologicamente stabili.
 
La raccolta servì l’ umanità per tre milioni di anni mentre l’orticultura è stata utilizzata nell’ Amazzonia per quasi 9000 anni. Le culture di piccola scala che oggi ancora permangono generalmente preferiscono il loro modo di vita tradizionale e tante di esse attualmente attuano un’ impressionante resistenza politica contro le corporazioni ed i governi che vogliono assimilarli forzatamente per sfruttare la loro terra e manodopera. La gente raramente aderisce alle organizzazioni di massa senza esservi costretta, visto che portano ad un declino della libertà e della salute.
L’insorgenza della civilizzazione fu resa possibile tramite la produzione di massa forzata.Quando certe società iniziarono a rendere prioritaria la produttività agricola come loro lavoro più alto, iniziarono a costringere i soggetti per tutta la loro vita, quelli che erano alla portata della città, a produrre per questo fine, le comunità di persone che volevano continuare a raccogliere o coltivare la terra per la propria sussistenza furono spietatamente massacrate o fatte schiave, e gli ecosistemi che abitavano convertiti in coltivazioni per nutrire le città. La gente incaricata a tempo pieno nella produzione di cibo vegetale ed animale vive nelle campagne vicine mentre i pubblici ufficiali, mercanti, ingegneri, il personale militare, i servi ed i detenuti abitano le città. Il compito di creare un surplus di cibo per nutrire una crescente classe di specialisti causò le necessità dei produttori e delle produttrici di cibo ed intensificare la produzione, il che nel contempo creò il bisogno di più terra sia per l’agricoltura che per l’estrazione di materiali di costruzione e carburante. Gli umani furono forzati nella servitù per il beneficio delle loro istituzioni di coltura produttiva come presupposto per continuare a sopravvivere, e la vita non umana addomesticata oppure eliminata per garantire il completamento dei progetti umani. Per occupare terra si doveva continuamente pagare dei tributi sotto forma di prodotti o tasse ( e più recentemente sotto forma di rendita ipoteche), per arrivare al dover dare gran parte del proprio tempo e della propria energia ad un impiego politicamente accettato.(modo di). Dovendo soddisfare le richieste dei proprietari della terra e dei datori di lavoro in cambio di spazi personali e di comodità, diventa impossibile vivere tramite la caccia e la coltivazione sussistenziale. Benché delle comunità in scala piccola ed autosufficienti possano resistere o fuggire all’intrusione di forze militari e commerciali, coloro che falliscono saranno assimilati. Di conseguenza dimenticheranno presto la loro prassi culturale e diventeranno dipendenti dai loro oppressori per la sopravvivenza.

Il capitalismo è l’attuale manifestazione dominante della civilizzazione, l’economia capitalista è controllata soprattutto da corporazioni riconosciute dallo stato: queste organizzazioni sono proprietà di azionisti che sono liberi di prendere delle decisioni commerciali senza essere personalmente responsabili per le conseguenze. Legalmente le corporazioni godono dello stesso stato delle persone, degli individui, e di conseguenza una parte lesa può attaccare solo le risorse della compagnia in tribunale, e non i possedimenti e le proprietà del singolo azionista. Gli impiegati delle corporazioni sono legalmente obbligati a produrre profitto prima di ogni altro criterio(per es. sostenibilità ecologica, sicurezza del lavoratore, salute pubblica etc.) e possono essere cacciati, citati per danni o perseguitati se fanno altrimenti. Come forma di civilizzazione tecnologicamente avanzata, è invadente ed utilizza territori sempre più grandi, causando ulteriori riduzioni dello spazio disponibile per vivere facendo fiorire liberamente il proprio bene. Come civilizzazione, il capitalismo coscrive ambo le vite, quella umana e non, nella servitù se considerate utili e se ne sbarazza se le considera inutili. Sotto il capitalismo molta gente spende la maggior parte di ogni giorno (dalle otto alle dodici ore) per lavoro senza senso, monotono, irreggimentato, e spesso psichicamente e fisicamente dannoso per ottenere la soddisfazione delle necessità basilari. Anche gli industriali privilegiati tendono a lavorare intensivamente ed estesamente, ma tipicamente con il proposito doppio di rispondere alle pressioni sociali e/o per soddisfare un’aggiunta di beni di comodità e servizi. A causa della monotonia, dell’alienazione ed impotenza che caratterizza la normale esperienza quotidiana , la nostra cultura esibisce delle rate alte di depressioni, malattie mentali, suicidi, consumo di droghe e di relazioni disfunzionali ed abusive, insieme con numerosi modi di esistenza surrogata (per es. tramite la tivù, i film, la pornografia, i video-games etc.).

La civilizzazione, non il capitalismo per sé, fu la genesi dell’autoritarismo, dell’asservimento forzato e dell’isolamento sociale. Quindi, un attacco al capitalismo che tralascia la civilizzazione come obiettivo non potrà mai abolire la coercizione istituzionalizzata che alimenta la società. Mirare ad un industria collettivizzata con lo scopo di democratizzarla significa il mancato riconoscimento del fatto che ogni organizzazione in scala grande adotta una direzione ed una forma indipendente dalle intenzioni dei suoi membri. Se un’associazione è troppo grande per relazionarsi faccia a faccia tra i membri, diventa necessario delegare le responsabilità decisionali a dei rappresentanti o specialisti per raggiungere gli scopi dell’organizzazione. Anche se i delegati sono eletti consensualmente o per voto di maggioranza, i membri del gruppo non possono controllare ogni azione dei delegati se l’organizzazione non è sufficientemente piccola affinché chiunque possa monitorare chiunque altro/a. Dei leader delegati o dei specialisti non possono essere responsabilizzati per degli ordini, né possono essere richiamati per comportamento irresponsabile o coercitivo, se non mantenuti sotto frequente controllo da parte di un ampio settore rappresentativo del gruppo. Questo è impossibile in un economia basata su di una divisione del lavoro altamente stratificata dove l individuo non ha la visione dell’insieme e meno ancora dell’azione degli altri. In più, ai delegati eletti è assegnato più tempo e risorse per presentare le ragioni per i loro obiettivi, facilitando loro in tal modo l’assunzione di ulteriore potere tramite l’inganno e la manipolazione. Anche se il gruppo nel suo insieme determina tutte le politiche e procedure (di per se impossibile se sono richieste delle Conoscenze specialistiche), ed i delegati non hanno che il compito di attuarle, agiranno sempre indipendentemente se non saranno d’accordo con le decisioni e se possono confidare nel fatto di evitare ogni punizione se le ignoreranno, la democrazia è di per se necessariamente rappresentativa, non diretta, se praticata in grande scala è incapace di creare organizzazione senza gerarchia e controllo.
Dato che le organizzazioni di massa devono incrementare la produzione per mantenere la loro esistenza ed espandere, tendono imperialisticamente ad estendere il loro raggio d’influenza. Dato che le città e le industrie dipendono dall’esterno, mirano ad impadronirsi delle aree circostanti per uso agricolo ed industriale, rendendolo inospitale sia per l’ecosistema non umano che per le comunità umane autosufficienti. Quest’area si espanderà in relazione e funzione di ogni aumento della popolazione o specializzazione del lavoro che la città sperimenterà. Si potrebbe argomentare che si potrebbe mantenere ad un certo livello la produzione industriale o addirittura abbassarla, lasciando qualche spazio di coesistenza per gli ecosistemi e la gente non industriale. Per primo questa proposta suscita la questione come mai la civilizzazione dovrebbe determinare i propri confini invece che le vittime della sua predazione. Secondo, non esistono esempi storici di economie di produzione che non espandono, soprattutto perché devono espandere dopo aver esaurito le risorse a loro disponibili in quel momento dato.
La complessità strutturale e la gerarchia della civilizzazione deve essere rifiutata, insieme all’imperialismo politico ed ecologico che propaga attorno al globo. Istituzioni gerarchiche, espansione territoriale e la meccanizzazione della vita sono indispensabili affinché l’amministrazione ed il processo di produzione di massa possa manifestarsi. Solo le piccole comunità autosufficienti possono convivere con gli altri esseri, umani o meno, senza imporre loro la propria autorità.
Si può contattare l’autore: chrswlsn@yahoo.com

“Contro la società di massa è incluso nel “pamphlet” ” Il nostro nemico Civilizzazione”, (Against Mass Society”) (“Our Enemy Civilisation”), una nuova antologia di testi contro la vita moderna. Per ricevere il pamphlet, inviare 2 Dollari a OEC. PO Box 11331. Eugene. OR97440. USA

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