martedì 15 febbraio 2011

Civiltà libertarie del neolitico (8.000 a.C. – 2.000 a.C.). Una grande lezione per il nostro futuro (di Ario Libert)

Tutti i parametri attribuiti teoricamente ad una comunità libertaria dai maggiori teorici antiautoritari sono stati presenti in un’ampia fascia di civilizzazione sull’intero pianeta per l’intero neolitico: assenza di classi sociali, di Stato, di eserciti, di guerre, violenza nei rapporti tra i sessi, verso i bambini e gli animali. Eppure sono proprio i settori culturali e politici progressisti che mostrano di ignorare profondamente questa vasta era profondamente ed autenticamente umana, i libertari soprattutto…


Civiltà libertarie del neolitico (8.000 a. C- 2.000 a. C)
Una grande lezione per il nostro futuro

Il recente passaggio in Italia di John Zerzan, il guru di un movimento chiamato primitivista che si vorrebbe di orientamento anarchico, in occasione della presentazione di un libro di un suo seguace italiano, ha avuto come effetto collaterale l’emergere, specie sul web, di critiche da parte di altri esponenti libertari, soprattutto di alcuni utenti del forum di Anarchaos.org 
Non è qui il caso di dilungarsi nei dettagli sulle elucubrazioni politiche di questo movimento che si vorrebbe ecologista e libertario: esse si possono al limite accettare o condividere in parte per vari motivi tutti più o meno fondati. È piuttosto l’aspetto saliente della sua concezione del mondo socio-storico a costituire una mostruosa aberrazione, su cui si pretenderebbe di voler poggiare l’edificio teorico-politico del cosiddetto primitivismo.
Secondo quest’ultimo infatti i problemi che devastano l’attuale civiltà, come d’altronde tutte le civiltà e culture del passato, sarebbe dovuto al dominio dell’uomo sulla natura, esercitato nel modo più irrazionale e brutale che si possa immaginare e che si riverbera inevitabilmente anche nei rapporti tra gli esseri umani in generale, individui, gruppi, classi sociali, nazioni, ecc.

Niente di assurdo in apparenza, anzi! In realtà, il limite di questa diagnosi, risiede proprio nella pretesa dei loro teorici e sostenitori di far risalire questa forma oppressiva ed irrazionale della specie umana nei confronti del suo ambiente e dei suoi simili, ad una ben precisa epoca storica, e cioè il neolitico, la cui civiltà era basata su di uno specifico modo di produzione, chiamato agricoltura e generatore di ben determinati rapporti sociali di dominio

I primitivisti sembrano con poche battute non conoscere affatto nemmeno il concetto di neolitico, figuriamoci la sua storia, ed infatti non la conoscono, così come non conoscono nemmeno l’estensione temporale del neolitico e soprattutto la ricchezza della sua cultura materiale e spirituale creata ed accresciuta nel corso di molti millenni da un vastissimo complesso di culture estese nelle fasce temperate del mondo intero. E dire che nella lingua inglese gli studi non mancano, tutt’altro!

Basterebbe rifarsi alle grandi opere di alta divulgazione storica dovute a Riane Eisler (1931- vivente), come il Il calice e la spada e Il piacere è sacro, per avere una panoramica storica del reale svolgimento della storia umana e del posto occupato nel suo complesso da quella cultura neolitica passata poi alla storia come società gilaniche (http://ita.anarchopedia.org/societ%C3%A0_gilaniche).
 La Eisler, a cui si deve il neologismo gilania (gilania: dalle parole greche gynè, “donna” e andros, “uomo”; la lettera l tra i due ha il duplice significato di unione, dal verbo inglese to link, “unire” e dal verbo greco lyein o lyo che significa “sciogliere” o “liberare”), ha avuto soprattutto il merito di rendere accessibili al grande pubblico gli studi specialistici dell’archeologa di origine ucraina Marija Gimbutas (1921-1994), a cui si deve il concetto di Antica Europa (7.000 a.C.-2.500 a. C.) e cioè dell’Europa neolitica prima della sua distruzione da parte delle ondate invasive dovute ai cosiddetti Kurgan, i popoli nomadi pastorali originari delle steppe centro asiatiche.
Altri studi sulla nascita della sopraffazione e del dominio sono stati portati a termine dal reichiano James DeMeo proprio in modo autonoma dalla Eisler e con approccio del tutto diverso. Lo studioso americano, infatti, ha effettuato una ricerca comparativa su scala mondiale di 1170 culture allo scopo di mappare le aree in cui si originò e diffuse il patrismo individuato nelle fasce climatiche iperaride del pianeta e che formerebbero quella che egli chiama Saharasia (Africa del nord, Vicino Oriente e Asia centrale), e cioè le aree dove si formò il modo di produzione nomade-pastorale (http://latradizionelibertaria.over-blog.it/article-il-leviatano-james-demeo-le-origini-e-la-diffusione-del-patrismo-in-saharasia-01-di-02–38348072.html).
La produzione di ricchezza delle comunità agrarie era autenticamente e integralmente sociale, non c’erano né denaro né apparati burocratici a distruggere le ricchezze prodotte dalla collettività ma una loro equa ripartizione. Non esistendo che differenziazioni funzionali tra esseri umani, uomini e donne, non esistevano quindi classi sociali e perciò apparati di controllo e di repressione e quindi nemmeno eserciti e guerre. E come corollario a tutto ciò niente razzismi ed ideologie di sopraffazioni. Tutti gli esseri umani in poche parole erano considerati tutti, senza eccezione, figli della grande dea madre, personificazione della bontà, vitalità, generosità della natura.
Eppure tutto ciò era reso possibile proprio dall’esistenza del modo di produzione agrario centrato sull’esistenza delle comunità produttive e non dalla caccia e raccolta o allevamento di animali, pratiche queste violente e nemmeno praticate dalle comunità paleolitiche se è per questo, come dimostrano sempre più studi aggiornati sulla preistoria.
I primitivisti non conoscono quindi nemmeno il paleolitico, confondono le poche morenti tribù, patriarcali e guerriere di cacciatori e allevatori, come se fossero veramente il paleolitico di decine di migliaia di anni fa, che invece è stato l’esemplificazione di un modo di produzione e di rapporto con la natura spontaneamente naturale ed estremamente umano, in cui le comunità erano poco numerose ed i veri problemi erano tutt’al più la difesa dalle malattie, che essi erano comunque in grado di affrontare con la fitoterapia una tecnica antica quanto l’uomo stesso.
Le elucubrazioni storiografiche dei primitivisti sono quindi lesive innanzitutto delle ricerche archeologiche e delle interpretazioni storiografiche nel quadro più vasto della storia umana. Soprattutto delle culture neolitiche le quali dopo essere state distrutte progressivamente nel corso di vari millenni proprio da allevatori-cacciatori nomadi pastorali, (questo sì, un modo di produzione aberrante e suicida, fonte della civiltà occidentale) dove la distruzione dell’ambiente è generato dallo stesso allevamento di greggi sterminate di bestie che devono essere badate e curate da schiavi umani ridotti cioè già in schiavitù e quindi controllati da sorveglianti appartenenti alla razza dominatrice.
Ma la cosa più grave di questa voluta mancanza di conoscenza, volontà che accomuna vergognosamente il primitivismo proprio con i settori più retrivi dell’accademismo, sta nelle vastissime implicazioni che l’esistenza di una pluralità di culture palesemente libertarie implicano sul piano dell’interpretazione storiografica più vasta.
Innanzitutto, la possibilità di farla finita realmente con il concetto di progresso: tutta la storia post-neolitica, oltre a presentarsi inferiore a livello qualitativo rispetto alle culture agrarie, non sarebbe in fondo nient’altro che un puro e semplice meccanismo compulsivo-ossessivo di coazione a ripetere un comportamento traumatico nel corso dei millenni e che ha come unica soluzione la fuoruscita dalla civiltà classista statuale patristica e militarista. La mancanza di questa liberazione condanna l’intera umanità a ripetere in modalità diverse quell’unico evento assurdo generatore della “civiltà”.
Un secondo vantaggio sul piano dell’interpretazione storica di vasta portata riguarda la possibilità di annientare la pseudocultura “esoterica” tanto cara alla destra ed ai settori ideologici più reazionari dell’establishment accademico e non. I famigerati indoeuropei, si presentano finalmente per quel che sono: degli sterminatori di culture egualitarie e progredite e non degli apportatori di civiltà e ciò vale soprattutto per i Greci e i Latini, inventori dell’economia schiavistica e degni antecedenti, e come tali venerati, della civiltà occidentale. L’esoterismo stesso, nelle sue formulazioni più universalistiche, non sarebbe altro che una deformazione-appropriazione della superiore cultura neolitica e non il portato culturale di una società marcia sin dal suo primo apparire storico.
Le culture paleolitiche, con cui il neolitico si situa in una linea di continuità, evolvendo verso l’agricoltura resero possibile la stabilizzazione della specie umana sul pianeta e soprattutto un suo forte radicamento ed espansione territoriale non violenta e rispettosa di ogni forma di vita ed attenta al benessere materiale e spirituale dei suoi componenti.
Il neolitico, come il paleolitico, era più che rispettoso della natura che anzi deificava attraverso il culto della dea madre e le comunità agrarie degli esseri umani che la componevano: uomini, donne, bambini, anziani, animali ed habitat, non erano che emanazioni della stessa unica divinità che rifletteva in sé tutta le positività socialmente esistenti.
La stanzializzazione dovuta all’agricoltura rispetto al nomadismo delle culture paleolitiche, rese possibile se non necessario conseguire delle importanti innovazioni di natura tecnologica sollecitate proprio dal modo di produzione agrario e dal progressivo aumento demografico che non poteva costituire alcun problema per via della possibilità di mettere a coltura territori nuovi e per l’alta resa del prodotto agrario in rapporto all’irrisoria quantità di lavoro socialmente necessario per garantire un livello elevato nel tenore di vita dell’intera popolazione.
La non esistenza della distruzione di ricchezza socialmente resa possibile dall’assenza di apparati sfruttatori, e quindi distruttori di ricchezze, come appunto lo Stato, strumento generato unicamente dall’esistenza di classi sociali socioeconomiche, burocratiche e militari, garantiva una diffusione del benessere a livelli elevatissimi.
Siamo più che convinti che questa vasta parte della storia, volutamente ignorata dalle autorità culturali, improntata a non violenza e profonda umanità e che presentava tutti gli elementi che il pensiero libertario ha teorizzato nel corso di quasi due secoli e da allora persegue nel voler realizzare socio-storicamente, sia di fondamentale importanza per questo pensiero e prassi libertaria e non meriti di essere di nuovi dimenticata dopo la sua faticosa riscoperta che ha necessitato millenni dopo la sua distruzione storica.
Tutti gli pseudo discorsi che si vorrebbero più o meno scientifici su una presunta natura umana egoistica e fondamentalmente malvagia, così cara alle religioni quanto al senso comune, trovano nell’esistenza di questo vastissimo e durevole complesso di culture, la sua più profonda e definitiva confutazione: gli esseri umani sono naturalmente e spontaneamente solidali ed altruistici purché la cultura ed il contesto sociale glielo insegnino e confermino attraverso le reali relazioni sociali improntate al reciproco riconoscimento e che il tutto sia supportato a sua volta da istituzioni orizzontali improntate a cooperativismo ed egualitarismo totale.
In conclusione quindi, la storia ha conosciuto ere millenarie di felicità ed evoluzione autenticamente umane senza che esistessero classi sociali, stato ed istituzioni gerarchiche, apparati burocratici di controllo ed organi di repressione, eserciti e soprattutto guerre e torture. Si tratta di restaurare quindi quest’arcaico stato di cose in un contesto storico in cui la devastazione dell’ambiente vitale e delle relazioni umane progrediscono (unico vero progresso storico documentabile essendo appunto l’oppressione sociale ed i suoi apparati sociali e strumenti tecnologici di controllo ed oppressione) sempre più verso il baratro.
Ario Libert

Nessun commento:

Posta un commento